lunedì 24 febbraio 2014

SCATTI DI FOLLIA

Morire alla ricerca dello scatto perfetto? Robert Capa era disposto a farlo. Morì infatti su una mina per documentare la guerra in Indocina.
Il fotografo dai 70.000 negativi, nato a Budapest nel 1913 e vissuto in Germania, Spagna, USA e in Francia - dove fonda insieme ai più grandi fotografi del momento l'agenzia MAGNUM Photos - testimoniò 5 sanguinose guerre con fotografie che esprimono al meglio le atrocità dei conflitti, con l'auspicio, rivelatosi purtroppo vano, che non si ripetano mai più.
"Se le vostre foto non sono abbastanza buone, vuol dire che non eravate abbastanza vicini", questo era il famoso motto di Capa, che ebbe l'audacia (o per qualcuno la follia) di seguire gli alleati durante lo sbarco in Normandia, con la macchina fotografica al collo e le gambe tremanti; durante quella terribile esperienza scattò 106 fotografie: sfortunatamente la maggior parte di queste andarono perdute per errore nel laboratorio a cui Capa aveva affidato i negativi; se ne salvarono soltanto 11, bastate però a diventare la testimonianza più importante del momento chiave del conflitto, nonché l’emblema della fotografia di guerra, che hanno ispirato le famosissime riprese dello sbarco nel film “Salvate il Soldato Ryan”, diretto da Steven Spielberg.
Un fotografo “talmente vivo, come disse il grande amico Ernest Hemingway, che uno doveva mettercela tutta per pensarlo morto”. Le sue foto sono state esposte questo inverno a Villa Manin in una splendida mostra che ha ripercorso le travagliate esperienze fotografiche di Capa con le sue stampe più famose ed emozionanti; fotografie senza tempo che colgono gli orrori di quei drammatici momenti ed esprimono i sentimenti e le paure dei soggetti ritratti. Nessuno potrà prendere il suo posto.


Articolo e video di Bruno Pisani e Giovanni Tuti (3A/3D Magrini)

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